UNA COLLABORAZIONE FONDATA SU UN IMPEGNO COMUNE: DARE A CHI SI TROVA IN UNA CONDIZIONE DI DISABILITÀ LA POSSIBILITÀ DI MIGLIORARE LA PROPRIA VITA, IMPARANDO UN MESTIERE E IL VALORE DELLA SOCIALITÀ.
Una profonda sensibilità nei confronti dei più fragili, unita a una ferma volontà di fare qualcosa di utile. Questo il concetto fondante della nuova partnership tra HARG e la cooperativa sociale SANTA FEDERICI per il confezionamento di alcuni prodotti della linea Dysphameal.
Una scelta che conferma l’impegno dell’azienda in campo sociale, un impegno che si ritrova anche nella selezione di fornitori di alto profilo e con obiettivi nobili, come appunto SANTA FEDERICI.
“Ci siamo conosciuti pochi mesi fa – racconta Gabriella Tentolini, vice responsabile dei servizi della cooperativa – e fin da subito si è creato un rapporto di collaborazione intenso e soddisfacente da entrambe le parti. Loro cercavano una cooperativa a cui affidare alcuni lavori, mansioni che noi svolgiamo abitualmente. La prima fornitura è andata bene e così è cominciato tutto. Tra noi c’è apertura, ci sentiamo ogni volta che c’è bisogno di un confronto o di un chiarimento, e questo è un ottimo segnale per il futuro. E poi, ci fa piacere lavorare insieme a una realtà come la loro per via di quello che rappresenta. Il cibo è una delle gratificazioni più importanti per una persona: essere privati della possibilità di alimentarsi normalmente (come nel caso dei pazienti disfagici) può creare gravi squilibri a livello psicologico (oltre che fisico) ed è per questo che i prodotti HARG costituiscono un’innovazione tanto importante”.
Quarant’anni al fianco della disabilità
Nata nel 1981 a Calsamaggiore (CR) con lo scopo di rispondere alle necessità di alcuni genitori di figli disabili, SANTA FEDERICI è oggi un punto di riferimento per tutto il territorio casalasco, con centro diurno, centro socio educativo, servizi di assistenza domiciliare e di inserimento lavorativo.
“La nostra struttura – spiega la referente – accoglie persone affette da disabilità di vario tipo: intellettivo, fisico-cognitivo, sindromi di Down e di Rett, autismo e ritardi mentali di diversa gravità. In più, lavoriamo con i servizi sociali per aiutare vittime di violenza o discriminazione e chi è stato destinato ai lavori socialmente utili. Ognuno ha una storia diversa, ma qui tutti sono uguali e devono imparare la convivenza e il valore dello stare insieme. E questa è sicuramente una delle chiavi a livello educativo e rieducativo”.
Il laboratorio ergoterapico
Fulcro attorno al quale ruota la vita della cooperativa è il laboratorio ergoterapico, il luogo dove si svolgono le attività lavorative.
“Ogni giorno – continua Gabriella Tentolini – a dedicarci al ‘lavoro’ siamo io, un educatore e quattro ragazzi assunti fissi, a cui se ne aggiungono altri tre o quattro a seconda della disponibilità, sempre accompagnati da un nostro educatore. Siamo una squadra piccola ma molto affiatata e offriamo servizi di assemblaggio prodotti, confezionamento, imbustamento e smistamento/selezione di materiale. Per ogni nuova mansione, il nostro compito è prima di tutto mostrare ai ragazzi cosa devono fare, sviluppando un metodo di lavoro efficace e rendendoli autonomi. Naturalmente, agli educatori spetta la supervisione di tutto il processo e il controllo finale. Per fare un paragone con un’impresa tradizionale, svolgiamo un po’ il ruolo dei capireparto e del responsabile qualità: si tratta di servizi che il cliente paga, quindi è ovvio che il risultato deve essere in linea con aspettative e tempi previsti. E su questo, devo dire che i ragazzi non smettono mai di stupirci: una volta imparato quello che devono fare sono precisi, veloci e affidabili. È la prova che, se gestito nel modo corretto, il deficit lavorativo generato da una disabilità può essere superato”.
Un’esperienza che unisce e arricchisce
Una formula vincente quella di SANTA FEDERICI, che attraverso il lavoro riesce a creare percorsi di apprendimento, rieducazione e formazione all’autonomia. “Quelli che proponiamo ai ragazzi sono compiti semplici – conclude la vice responsabile della Onlus – che però necessitano di attenzione e di precisione. Quello che conta è aiutarli a sentirsi utili, a trarre soddisfazione da quello che fanno e a socializzare, perché la socializzazione è fondamentale per acquisire autostima, indipendenza e capacità relazionale. Mentre si lavora si parla, si scherza, si ride. È bello vedere i ragazzi gratificati, vederli parte di un gruppo dove tutti sono uguali e dove ci si dimentica delle differenze, qualunque esse siano. Sono persone fantastiche, sincere, senza pregiudizi. Sanno dare molto e a fine giornata ci si sente tutti un po’ più utili e più uniti”.