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La disfagia può essere accompagnata da disturbi che interessano i muscoli e i nervi della lingua e della bocca, rendendo difficile la coordinazione in fase di deglutizione; in altri casi può essere causata da problemi occasionali, come ad esempio una masticazione scorretta, o dipendere da alcune patologie, come quelle esofagee, che richiedono trattamenti specifici. La disfagia è particolarmente diffusa tra gli anziani, poiché l’invecchiamento può provocare l’indebolimento dei muscoli della mascella, la perdita dei denti, disfunzioni dell’odorato e del gusto e una ridotta salivazione. I soggetti affetti da sintomi di disfagia, nei quali l’assunzione di cibo e liquidi è limitata (sia si tratti di pazienti ospedalizzati, sia di pazienti assistiti in un istituto o in casa) devono essere considerati ad alto rischio di carenze nutritive e trattati di conseguenza.

Per malnutrizione si intende una condizione di alterazione funzionale, strutturale e di sviluppo dell’organismo conseguente allo squilibrio tra i fabbisogni, gli introiti e l’utilizzazione dei nutrienti tale da comportare un eccesso di morbilità e mortalità o un’alterazione della qualità di vita.

La fragilità nutrizionale è molto diffusa in età geriatrica (colpisce il 25% circa delle persone di età pari o superiore a 85 anni) contrassegnata da una diminuita riserva fisiologica, una bassa resilienza e uno squilibrio tra l’introito calorico e il dispendio energetico. È una sindrome in cui lo stato nutrizionale può essere causa di malattia o del suo peggioramento e sta ad indicare la stretta connessione tra la condizione fisica ed un aspetto più esistenziale che è quello della fragilità dell’anziano, visto nella sua debolezza di persona vulnerabile. L’identificazione della fragilità è necessaria per prevenire un declino dello stato di salute e funzionale dell’anziano a cui spesso segue una condizione di malnutrizione.

Spesse volte l’anziano non si nutre in modo adeguato. Con l’avanzare dell’età tende, da un lato a seguire una dieta monotona e scarna e dall’altro possono insorgere uno o più fattori che influiscono negativamente sul modo di alimentarsi. Tali fattori possono essere diversi e variano da persona a persona:

  • solitudine: mangiare è un evento sociale e spesso perde il suo valore quando una persona anziana è lasciata sola
  • disabilità fisica: può ridurre o impedire la possibilità di fare la spesa, di preparare il cibo o anche di mangiare
  • dentizione compromessa o edentulia
  • assunzione di farmaci: alcuni possono influenzare l’appetito, causare nausea o perdita di nutrienti
  • rifiuto/ignoranza circa la preparazione degli alimenti
  • situazione economica
  • disfagia

A seguito di una nutrizione inadeguata allo stato di salute possono verificarsi casi di malnutrizione con perdita di peso (diventa significativa quando il calo supera il 10% nell’arco di sei mesi), astenia, scarsa resistenza alle infezioni. Spesso alla malnutrizione si associa un aumento della disidratazione dovuto ad un apporto insufficiente di acqua. Nell’anziano, infatti, si riduce il senso di sete con conseguente riduzione dell’introito giornaliero.

La valutazione del rischio nutrizionale permette di identificare quelle caratteristiche che, singolarmente o associate fra loro, possono contribuire alla comparsa di malnutrizione. Generalmente è una procedura articolata e standardizzata per l’identificazione della malnutrizione in eccesso o in difetto, e viene effettuata tenendo in conto diversi parametri tra i quali: peso, altezza, BMI, circonferenze. Esistono anche dei test che permettono di rilevare lo stato nutrizionale tramite semplici domande cui si associa un punteggio: il Nutrition Risk Screening 2002 (NRS-2002), il Mini Nutritional Assessment (MNA), il Malnutrition Universal Screening Tool (MUST).

Un appropriato intervento nutrizionale riduce significativamente il rischio di complicanze, la durata dei ricoveri ospedalieri, il tasso di riospedalizzazione e di mortalità. L’ intervento nutrizionale deve essere finalizzato a potenziare il percorso terapeutico. In caso di malnutrizione per difetto, ad esempio sono necessarie diete iperenergetiche e ad alto contenuto proteico.

Il raggiungimento di un livello ottimale di qualità assistenziale richiede un processo continuo d’innovazione e adattamento. Per il miglioramento della qualità è essenziale l’integrazione delle diverse visioni di giudizio sulla qualità di un servizio sanitario e di ristorazione, tra le differenti competenze dei professionisti, e l’organizzazione della comunicazione tra tutti gli attori, anche verso gli utenti/pazienti. È necessario sistematizzare la verifica della qualità individuando indicatori (struttura, processo, esito) omogenei e misurabili e un possibile sistema premiale per quelle strutture che adottino percorsi di VRQ che dimostrino di ottenere un miglioramento della qualità in tutti gli aspetti.

H.a.r.g. ricerca, sviluppa e commercializza preparati alimentari disidratati a texture modificata arricchiti di nutrienti per la gestione dietetica della malnutrizione dei pazienti più fragili. Partendo da alimenti naturali la nostra tecnologia conferisce al prodotto un livello ottimale di densità, viscosità, consistenza, lasciando sapori, profumi e colori intatti. Quello che ci differenzia è che arricchiamo i nostri alimenti con i nutrienti necessari; le nostre formulazioni risultano essere tutte equilibrate nel pieno rispetto delle Linee Guida Internazionali.

La risposta è sì. Sono pasti tecnici e completi, non è necessaria nessuna integrazione/supplementazione farmacologica. Questo prodotto è idoneo ad essere utilizzato come unica fonte di nutrimento o ad integrazione all’alimentazione abituale e deve essere utilizzato sotto controllo medico.

Possono essere acquistati nelle farmacie convenzionate o sul nostro shop on line www.dysphameal.com

La risposta è sì. Possono essere somministrati ai bambini, ma, non sono da usare nei bambini al di sotto dei tre anni.

Solo per uso orale.

I prodotti Dysphameal si acquistano senza prescrizione; non sono farmaci, ma “alimenti dietetici destinati a fini medici speciali”.

La risposta è sì. I prodotti Dysphameal possono essere somministrati anche a pazienti diabetici perché hanno un basso contenuto di zuccheri semplici.

I pasti Dysphameal sono modulabili, è possibile ottenere la consistenza più adatta al proprio grado di disfagia regolandosi con l’aggiunta dell’acqua. Con la dose consigliata si ottiene un prodotto grado 4 SCALA IDDSI.

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Uno dei nostri vantaggi è la stabilità della consistenza, essa rimane stabile nel tempo.

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