ABBIAMO INCONTRATO LA RESPONSABILE AFFARI LEGALI E RELAZIONI ISTITUZIONALI DELL’AZIENDA PER PARLARE DI BUROCRAZIA, CONTRATTUALISTICA, ASPETTI SOCIETARI E DELL’IMPORTANZA DEL CONFRONTO E DELLO SCAMBIO DI ESPERIENZE.
La gestione di un’azienda si compone di tante attività, dalla ricerca alla produzione, dal marketing alla vendita fino alla logistica, tutte diverse e tutte fondamentali per garantire competitività e continuità.
Sebbene ugualmente importanti, alcune di queste risultano però meno visibili, perché particolarmente complesse e trasversali, come nel caso dell’ambito legale e dei rapporti con istituzioni e associazioni di categoria.
Abbiamo fatto il punto con Beatrice Oppi, cofondatrice di HARG e dal 2021 referente interna Area Legal & Relationships.
Concentriamoci inizialmente sulla parte legale: in cosa consiste precisamente il suo lavoro?
“È un ambito decisamente ampio, che ci porta a dover affrontare quotidianamente tematiche varie e anche molto complesse. Prendiamo come esempio la contrattualistica: HARG è una società innovativa che si muove in modo pionieristico in un mercato nuovo, dove i confini e le dinamiche non sono ancora ben definiti e dove bisogna forzare alcune barriere legate alla consuetudine o allo scetticismo. Questo si traduce nella necessità di redigere contratti customizzati con i nostri clienti, contratti che poi sono soggetti a continui aggiustamenti e modifiche. Ciò richiede moltissimo lavoro, oltre che una profonda conoscenza del settore e dell’azienda; di conseguenza sarebbe impensabile affidare tale mansione a una figura esterna ed è anche per questo che sono entrata a far parte dell’organico. Gli aspetti contrattuali naturalmente riguardano anche dipendenti, collaboratori, forza vendita, fornitori, filiali e mercati esteri; e a questo si aggiungono le attività di coordinamento in tema privacy e per quanto concerne il modello organizzativo 231”.
Di cosa si tratta?
“Con ‘modello organizzativo 231’ ci si riferisce a un insieme di protocolli introdotti dal Decreto Legislativo n. 231 del 2001, che servono per ottenere una mappatura di tutti i processi decisionali all’interno dell’impresa, al fine di individuare con certezza i veri responsabili di eventuali reati o irregolarità. In questo modo ogni figura apicale ha dovere di monitoraggio rispetto al processo che sovrintende ed è possibile chiarire a tutte le funzioni aziendali quali sono le best practice e quali invece le pratiche da evitare. Per operare nel mondo medicale e paramedicale bisogna muoversi con estrema cautela e l’adozione di questo modello è una dimostrazione della sensibilità e della lungimiranza del nostro Cda”.
Veniamo alle relazioni verso l’esterno: quali sono i canali e quanto contano per la crescita di HARG?
“Siamo molto impegnati nella comunicazione e nella divulgazione scientifica, organizzando eventi e partecipando a incontri per raccontare la nostra esperienza, e queste sono attività che gestiamo insieme ai colleghi del marketing. Il nostro è un messaggio che va essenzialmente in tre direzioni: verso gli utilizzatori finali e i loro caregiver, che vanno informati sull’alternativa costituita dai nostri prodotti, un’alternativa in grado di cambiare la vita sia di chi soffre di disfagia sia dei familiari; parallelamente è necessario arrivare al personale sanitario, ai medici, ai logopedisti e a tutti i professionisti che rappresentano l’anello di congiunzione tra noi e l’utente finale; infine bisogna lavorare anche a livello politico e istituzionale, con il Ministero, le Regioni e le associazioni come Confindustria e Confapi, per trovare un supporto sia nella divulgazione del messaggio sia nella commercializzazione capillare dei prodotti. Spesso gli iter burocratici sono molto lunghi e ci costringono a rallentare, ma stiamo parlando della vita delle persone, quindi abbiamo il dovere di impegnarci al massimo per far sì che le nostre soluzioni arrivino il più presto possibile a chi ne ha bisogno”.
Lei ha visto l’azienda nascere e diventare quello che è oggi: qual è il fil rouge che lega insieme tutto?
“La parola chiave è ‘soddisfazione’. In HARG abbiamo una missione precisa, ovvero portare giovamento e sollievo nella vita delle persone, prima di tutto di chi versa in condizioni difficili. Sono tantissimi i casi di pazienti che smettono di alimentarsi perché stanchi di pasti sempre uguali e privi di sapore. Sappiamo che con i nostri prodotti possiamo davvero cambiare le cose, facendo riscoprire il piacere del cibo e migliorando le condizioni fisiche e il quadro psicologico. Ogni volta che raccontiamo chi siamo e cosa facciamo incontriamo stupore e ammirazione, ci fanno domande, condividono esperienze personali e ci offrono spunti su possibili applicazioni. È confortante registrare tanto coinvolgimento, e questo fornisce a tutti noi una grande motivazione a proseguire su questa strada”.
E nel suo lavoro?
“Tra i miei compiti, il più difficile è di certo trovare una via percorribile e una forma concreta per le idee che continuamente vengono sviluppate e per le necessità che si presentano. Il segreto è aver voglia di imparare ogni giorno cose nuove e coinvolgere gli altri nel percorso che conduce dal problema alla soluzione. Come sempre, per fare bene il proprio lavoro bisogna avere passione. E saperla trasmettere”.